VAL DI FUNES

Settembre 2, 2010

VAL DI FUNES

  1.  

 

La Val di Funes, balcone con vista sugli…. “aghi”

“

 

 

 

Verdissima e preziosa

”: sono le due parole con le quali definirei questa valle che ho già

visitato nella direzione di Malga Gampen e Rifugio Genova.

Questi aggettivi calzano a pennello alla Val di Funes, ancora poco toccata dai flussi del grosso

turismo, mantenutasi sufficientemente integra e ben radicata a tradizioni che altrove vanno

perdendosi.

L’inizio di questa giornata mi ha fatto subito pensare che sarei andato “nel posto giusto al

momento sbagliato”! Sì perché il mattino si è presentato uggioso, ricco di nuvole pronte a

“esplodere”. D’altronde il meteo annunciava tempo molto instabile, soprattutto dal pomeriggio.

Il viaggio in pullman è stato, come in altre circostanze, molto piacevole, ancor più quando alla

guida del mezzo c’è il valente e brillante Marco, dimostratosi sempre all’altezza della

situazione, in particolare dopo l’uscita dall’autostrada a Chiusa. Infatti, la strada, incassata

nella valle, ricalca per alcuni chilometri il percorso del Rio di Funes, ora sulla sua destra, ora

sulla sinistra. Il tutto in un’atmosfera rilassata, quasi sospesa nel tempo, che è uno dei punti

forti della Val di Funes.

All’arrivo del pullman nel posteggio di Malga Zannes, ci siamo affrettati a indossare gli

scarponi per iniziare l’escursione. In quest’occasione ho dato una mano a Marinella che

capeggiava il “gruppo dei 43”, nel fare “la scopa”, cioè nel “chiudere” il gruppo, anche per

evitare che qualcuno potesse prendere altri sentieri, nelle biforcazioni che s’incontrano lungo

il percorso.

Un piccolo drappello di 8  persone del nostro gruppo ha preferito prendere il bus navetta

che fa la spola con il rifugio Odle.

Dopo una salita un po’ impegnativa, ma non lunga, siamo giunti alla Malga Glatsch (m.1900 –

superando un dislivello di oltre 200 m. dal posteggio del pullman) e, dal momento che una

settimana prima (insieme a Marinella e Nicola), durante un giro di ricognizione, avevo scoperto

la produzione di uno strudel favoloso, si è pensato bene di trasferire l’informazione a tutto il

gruppo che ha colto l’occasione per fare una colazione buona ed energetica.

Da questo pianoro ci è apparso uno spettacolo mozzafiato: sembrava davvero di toccare con

mano il gruppo montuoso delle Odle che, non essendo coperto dalle nuvole, si lasciava

ammirare in tutta la sua estensione.

Abbiamo ripreso la camminata, sempre con una certa tranquillità, dall’inizio del sentiero che è

posto proprio ai piedi del gruppo, chiamato, non a caso “la via delle Odle”.

Ancor più ci ha emozionato quello che abbiamo visto all’arrivo della Malga Casnago, dove le

montagne, ancora sgombre di nuvole, con la loro magnificenza, sembravano messe apposta,

come in una scenografia da cartolina, dando vita ad uno spettacolo di incomparabile bellezza.

L’assaggio dello yogurt con i mirtilli è stato un’ulteriore gratificazione da sommare alle

meraviglie ambientali di cui stavamo godendo.

Notizie socio-culturali della Val di Funes

Nell’ambito del Parco Naturale Puez-Odle di cui fa parte, è la sola valle di popolazione, lingua e cultura

germanofona, al contrario dei paesi della Gardena e della Badia, essi pure inseriti nell’area protetta, prevale

l’elemento ladino.

La Val di Funes è, nell’ambito del Parco, è quella che mantiene più saldo il rigido diritto ereditario del maso

indiviso, la regola cioè del passaggio dell’intera proprietà al solo primogenito: una norma che potrebbe essere

reputata iniqua ma fondata sulla necessità di non frammentare i possedimenti garantendone la continuità nel

tempo e assicurando, al contempo, la solidità sociale ed economica dell’intera valle.

Unico, o quasi, nella sfera di un ambiente alpino in cui spesso si tende a conseguire un tornaconto

economico da interventi poco rispettosi per il territorio, fu il cosiddetto “movimento per la conservazione delle

Odle”: quando all’inizio degli anni Settanta fu sistemata la delimitazione dei confini del Parco Naturale

Puez-Odle, il piano regolatore prevedeva un vasto comprensorio sciistico nell’alta Val di Funes con

collegamento ai “caroselli” di Badia e Gardena. Solo la sollevazione popolare dei valligiani, concretata in

oltre 5000 firme, respinse il progetto che, di fatto, avrebbe segnato la fine della tranquillità della valle.

L’episodio è tuttora citato come pietra miliare nella politica di tutela ambientale, e non solo altoatesina.

Il ritorno è stato caratterizzato dalla formazione di due gruppi. Il primo, condotto da

Marinella, ha scelto il rientro attraverso la strada forestale (che è percorso dal bus navetta)

più comodo da percorrere. Il secondo, condotto da me, ha percorso un sentiero un po’ tortuoso

nel bosco che ha portato al posteggio della Malga Zannes, attraverso la Malga Dusler, dalla

quale si poteva ancora ammirare l’ultimo spettacolo delle Odle. Una foto di gruppo ha chiuso

degnamente la giornata montana.

In questa fase, la paura della pioggia, ha indotto diversi componenti del gruppo ad affrettarsi

nel rientro, avvenuto alla spicciolata. Fortunatamente, il cammino era abbastanza facile, visto

che non s’incontravano biforcazioni atte a creare dei disguidi di percorso.

La gita è piaciuta a tutti, senza se e senza ma, anche con il tempo nuvoloso! Sono contento di

questo gradimento poiché avevo sostenuto la proposta già lo scorso anno, nella convinzione

che raccogliesse un largo consenso.

Forse può apparire superfluo, ma ci tengo a far presente che la Val di Funes è un esempio da

imitare di saggio mantenimento di una natura meravigliosa, con meno movimento di auto e la

riscoperta del “traffico lento”.

Giorgio

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