laghi val dell’inferno 2012
Laghi Val dell’Inferno nella Catena del Lagorai
domenica 15 luglio 20
Il pulmino previsto per darmi il passaggio è arrivato puntuale all’appuntamento e tutto ha fatto pensare che il giorno si mettesse bene. Il viaggio verso il punto di arrivo è stato abbastanza scorrevole e con poco traffico. Dopo una sosta “fisiologica†al rifugio “Crucoloâ€, abbiamo lasciato il mezzo poco prima del punto ufficiale di partenza di Tedone. Un primo gruppetto di persone è rimasto nei paraggi del rifugio “Carlettini†– che è lungo la strada locale – mentre il grosso della compagnia ha iniziato la prima “tranche†della camminata (quasi tutta nel bosco) addentrandosi nei primi pascoli della Val Caldenave, transitando a fianco di una colonia estiva, dopodiché il sentiero acciottolato è stato lasciato per infilarsi nella “forestaâ€, affiancati dallo spumeggiante torrente: il rio Caserine. Dopo un tratto poco ripido abbiamo incontrato un ponticello di legno che ci ha permesso di attraversare il torrente per spostarci sulla sponda opposta.
Pur essendo immersi nel bosco, il caldo ha cominciato a farsi sentire e comunque, dopo una quarantina di minuti, abbiamo raggiunto l’inizio della piana paludosa Caldenave (1792 m.) solcata dalle acque del serpeggiante, lento e cristallino torrente. L’ambiente è, a dir poco, magnifico, a poche centinaia di metri di distanza si è potuto intravedere il rifugio Caldenave dove abbiamo potuto sgranchirci le gambe e asciugarci dal sudore che “colava†su molti di noi. A questo punto un secondo piccolo gruppo di persone ha deciso di rimanere a godere della spettacolare, agreste bellezza emanata dal luogo. Dopo una mezz’oretta di pausa gli “ardimentosi†( me compreso ) hanno deciso di proseguire la risalita della valle percorrendo un sentiero a zig-zag, molto ripido, tra abeti, larici e pini cembri che si sono fatti sempre più radi per via dell’altitudine. Dopo un’ora di cammino, fra mughi, rododendri e larici, siamo arrivati ad uno slargo che, per la sua forma a naturale anfiteatro, sembrava abbracciare i laghetti dell’Inferno, in un luogo incantevole ed incantato (si dice abitato da elfi e fate …) niente dunque a che fare con il nome, vista la bellezza selvaggia che lo caratterizza.
Sinceramente, forse per la stanchezza dovuta anche al gran caldo sofferto, debbo dire di non aver visto questi leggiadri spiriti …E’ stato proprio in questo tratto che il caldo della giornata si è fatto maggiormente sentire! La compagnia dell’escursione è stata varia, alternandosi con frequenza, ma voglio fare un plauso particolare a Jean Pierre che ha partecipato all’escursione dopo aver passato (il giorno prima) un brutto quarto d’ora nelle acque del lago di Garda.
Un riflessione viene spontanea: il gruppo del Lagorai si discosta dai classici ambienti dolomitici per la roccia di natura vulcanica e per la bassa frequentazione. Ma quello che mi ha reso felice è che non ci sono valichi con chiassosi motociclisti, niente impianti, bensì vallate selvagge e poggi molto pittoreschi che si conquistano con del sano sudore, ripagato da viste bellissime e severe nello stesso tempo e, sempre facendo il confronto con le Dolomiti, zone ricche d’acqua, sotto forma di laghi e torrenti. Il ritorno a casa in pulmino, credo sia avvenuto con una certa regolarità . Dico “credo†perché ho dormito quasi tutto il viaggio, vista la stanchezza dovuta all’eccessivo caldo sofferto durante la discesa.
Seppure iniziata con la difficoltà nel parcheggiare l’auto (poiché l’area Zuffo prospiciente al casello autostradale Trento-Centro era occupata dai team delle auto partecipanti al gran premio della montagna Trento-Bondone), la giornata si è presentata radiosa e tersa, anche se calda.
Giorgio
Notizie flash storico-geografiche-geologiche-floro-faunistiche e onomastiche della zona dell’escursione |
Il nome Lagorai deriva dall’indoeuropeo “aur†(terreno pianeggiante attorno a un lago tra i monti) ed è un nome che ha radici nella parola “lagoâ€. La catena è caratterizzata dalla roccia di porfidi quarziferi permiani e dai numerosissimi laghetti; ne sono stati censiti infatti quasi cento all’interno dei confini del Lagorai.Conserva una caratteristica flora arborea e una fauna montana (camosci, caprioli, aquila, corvo imperiale) di grande fascino, ivi compresa la presenza di un coleottero carabide, il Chrysocarabus auronitens, unico nel Trentino.Oltre alla sua ricchezza naturalistica, la catena del Lagorai è ricca di fascino per la storia legata in particolar modo agli eventi bellici della prima guerra mondiale; infatti, sulle sue creste si scatenò l’inferno di una serie di battaglie. Numerosi sono i resti di quei sanguinosi combattimenti e degli insediamenti militari italiani ed austriaci (battaglie per il Colbricòn, Cima Bocche, Cauriòl, Cardinal, Coltorotondo e Busa Alta). |
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