Viaggio a Trieste e Istria ( due) 2015
Trieste e la Penisola Istriana
22 – 24 maggio 2015
Trento – Trieste e la penisola istriana: due nomi e due territori collegati da eventi storici e culturali, in genere, che spesso, nelle convinzioni e conoscenze di conterranei assumono significati ancora più marcati di una nostra somiglianza storica e culturale. Gli stessi libri di testo scolastici accoppiano, spesso, i nomi di Trento – Trieste. Un po’ meno la geografia. L’”ora” del Garda nulla ha a che fare con la “ bora “ di Trieste; né per l’origine, né per la violenza.
Anche il territorio istriano, che si allunga a triangolo, tra il Golfo di Venezia ed il Quarnaro, fa piacevole mostra dei suoi olivi che crescono su coste rocciose calcaree e variamente colorate tra il bianco, il grigio ed il rosso. Colori che si vedranno molto bene nella Grotta Gigante. E’ da questa grotta che inizia il nostro percorso turistico. Ed è questa grotta che meriterebbe di essere visitata da grandi e piccini in occasione di un fine settimana.
Esplorata la prima volta nel 1890 nell’ambito di una ricerca d’acqua per alimentare la città di Trieste ed inaugurata con finalità turistiche nel 1908, a buon diritto è chiamata “ Gigante” per il fatto che in essa può esser contenuto il Duomo di Milano. Il fondo, sotto il quale scorre un fiume, lo si raggiunge, dopo oltre cinquecento ampi e comodi gradini, illuminati e protetti con sapiente ricerca strutturale. Le pareti riflettono variamente i colori bianchi, grigi e rossi fissatisi nel tempo con l’erosione calcarea.
L’accostamento della grotta con il Duomo di Milano diventa molto più appropriato se, con un po’ di fantasia, motivata dall’emozione, si sostituiscono le guglie meneghine con le stalattiti e le stalagmiti. E’ un battito quasi mistico, suscitatoci dalla suggestiva ammirazione per quest’opera che lo stesso Darwin non esiterebbe a chiamare creato. Guglie calcaree o ceri, sapientemente disposti, di tutte le dimensioni, che suscitano una comunanza di percezioni e sensazioni. Ciascuno ha una propria individuale sensibilità. Nessuno può, tuttavia, rimanere indifferente.
Usciti dalla grotta, salendo dalla parte opposta, ancor più maestosa e dominatrice dell’ampia architettura, ci predisponiamo al pranzo libero, cui seguirà l’uscita per dirigerci verso Trieste, già in fervida attività per l’allestimento della celebrazione del 1° maggio. La visita è alquanto disturbata da un vento non a tutti gradito e che rende più facile la salita sul pulman per raggiungere il “Village Resort Rubin” di Rovigno, percorrendo una settantina di chilometri lungo la rocciosa costa dell’estremo nord-Adriatico dell’Istria slovena e croata.
Accogliente il Resort e l’atmosfera in generale, resa tale soprattutto per la presenza di giovani atleti ed atlete la cui naturale giovinezza, suscitava in ( quasi ) tutti noi, memorie di vita “ temporibus illis “.
Il sabato mattina si presenta in ottima forma: tempo bello, garantito per tutta la giornata. Così assicurano gli esperti, tra di noi, che sanno leggere il meteo osservando le foglie degli olivi. Così ci confermano anche molti chioschi di ristoro che si stanno preparando lungo la strada, con forni già accesi per le porchette del mezzogiorno. E’ l’abitudine del territorio. Tra le considerazioni più varie si giunge alla meta della mattinata: l’isola di Broni ed i suoi siti archeologici. La visita dell’isola ci viene alleggerita sia dal percorso con il trenino turistico interno, sia dalla guida. Graziosa l’isola, ricca di vegetazione. Tutto molto ordinato e curato e quasi per nulla abitato, se non per i servizi necessari, compresi naturalmente alcuni alberghi. Già il dittatore Tito l’aveva così voluta, tanto da regalarsi la propria vacanza temporanea, in esclusiva. La sua ex-dimora è oggi oggetto di ampia tappezzeria raffigurante, lungo tutte le pareti, i momenti più significativi e storici del percorso terreno.
Ordinato e degno di attenzione, seppure limitata, anche il safari-park. Unica nota stonata: l’elefante nel proprio recinto. Potenza e snaturamento abbinati. Ma è possibile che nessun animalista abbia mai tentato la liberazione da quella vergogna? Coloro che lo fotografano sanno che tipo di ricordo immortalano?
Rifocillati dal pranzo libero, il pomeriggio del sabato è trascorso tra le stradine ed i vicoli marini di Pola: porto tra i più sicuri dell’Adriatico perché protetto da una insenatura interna. Notevoli sono ancora i segnali di un suo prolungato dominio austriaco, cessato dopo la 2° guerra mondiale con il trattato del 1947.
Pola ha il privilegio di conservare l’unico Anfiteatro, così detto per la sabbia che ricopre le platee, romano a tre ordini. Per grandezza è il sesto nel suo genere.
Il bel tempo della domenica rallegra di buon mattino tutto il gruppo già ben predisposto per il programma arioso della giornata: visita guidata a Rovigno e crociera panoramica lungo la costa, che ci condurrà nel canale di Leme. Largo circa 150 metri, scivola tra due sponde alberate che sono abitate da varietà di uccelli che sorvolano, di tanto in tanto, i grandi cerchi indicanti allevamenti di pesci.
E di pesce è il pranzo allegramente consumato a bordo, dopo aver turisticamente goduto l’approdo sulla Grotta dei pirati.
Il ritorno, percorrendo il lato opposto del canale/fiordo, offre alla simpatica curiosità dei naviganti i primi coraggiosi nudisti sparsi tra le fresche frasche del litorale.
La tre giorni del programma si conclude con la visita di Vrsar, tipico borgo marino, elegante e vivace, che lascia intuire un naturale benessere.
Un condiviso grazie a tutti i partecipanti, collaboratori e fruitori, sia per la puntuale disponibilità, sia per la cordiale simpatia che ha contagiato tutti.
Luciano e Neris Betta
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