Sass Putia – Passo delle Erbe 2015
ESCURSIONE A UTIA DE BORZ/ SASS PUTIA
Val Badia – 12 luglio 2015
Partiti di buon mattino con il bus quasi al competo giungiamo verso le 9:45 al rifugio Utia de Borz (m. 2006). Quel cielo terso di buon mattino lasciava presagire una giornata da incorniciare e così si rivelerà.
Dal rifugio Utia de Borz ci incamminiamo alla spicciolata per comoda strada sterrata lungo il sent. 8A che, attraverso gli alpegg,i conduce al rifugio Munt de la Fornela (m. 2067).
Qui la comitiva si divide in due gruppi: quello di coloro intenzionati a compiere l’intero giro dei rifugi alla base del Sass Putia e quello di chi il giro è intenzionato ad affrontarlo per metà, camminando a ritroso sul sentiero che per i primi rappresenterà la via del ritorno.
Appaga già della levataccia e del lungo viaggio l’incanto di un paesaggio da cartolina in cui si delinea perfetto il profilo del Sass Putia alla cui base si articola il nostro giro che inizialmente è fatto di comodi sentieri sterrati il cui fondo bianco contrasta con la meraviglia dei prati costellati di fiori.
Oltrepassato sulla destra il rifugio Munt de la Fornela, poco dopo le 10:00, proseguiamo tra i verdi Prati di Campaccio sino ad un più stretto ed impervio sentiero che attraversa i ghiaioni ai piedi del Sass de Putia, prima di scendere al bivio con il sentiero n. 4 che faticosamente risale sino ai 2361 m. dalla Forcela de Putia.
L’impegnativa salita vede alternarsi tra gli escursionisti volti sofferenti per la fatica, mescolati a coloro che la montagna indubbiamente l’affrontano con una certa costanza ed impegno e talvolta, poco pazientemente, rispettano la fila che in diversi tratti lo stretto sentiero impone, ma alla fine l’arrivo è risultato per tutti impagabile.
In forcella, solo volgendo lo sguardo a ritroso, ci si rende conto del dislivello percorso, peraltro ben marcato da una sorta di lunga linea tratteggia e variopinta che la gran folla d’escursionisti in ascesa, variamente vestiti, forma.
La forcella de Putia divide il Sass Putia e le Odle di Eores; è un punto quasi obbligato per sostare e ritemprarsi e consente di scegliere tra diversi itinerari, peraltro ben segnalati nelle indicazioni e valutabili per difficoltà a colpo d’occhio. Tra le opzioni vi è la salita su ripide serpentine e un tratto attrezzato con funi metalliche fino alla vetta del Sass Putia, in alternativa la breve traversata al rifugio Genova, oppure al prosecuzione dell’anello attorno al massiccio, itinerario quest’ultimo programmato per la nostra gita.
Si scende dalla forcella su sentiero 4B (di seguito il sent. 35), attraverso verdeggianti prati d’alta montagna in direzione malga Utia Vaciara – dove solo qualcuno della compagnia sosta per il pranzo mentre la maggior parte opta per il pranzo al sacco – indi del Passo Goma.
Il tempo è tiranno, non consente la classica pennichella pomeridiana, cosicché verso le 13:00 riprendiamo il cammino.
Tra boschi e prativi, il sent. 8B ci conduce dapprima dal Passo al rifugio Utia de Goma per poi raggiungere il rifugio Munt de la Fornela.
Al rifugio Utia de Goma, dove giungiamo verso le 14:00, incontriamo qualche componente del gruppetto che al mattino ha optato per il giro “corto”, tra i quali diversi già deliziati dall’assaggio dei prodotti tipici del rifugio tra cui un buonissimo yogurt. Particolare l’ingresso del rifugio, in parte foderato in legno, con ai lati d’un breve camminamento verso l’uscio un paio di grandi scarponi in legno abbelliti dagli immancabili gerani, opera di qualche maestro scultore, e qualche altra decorazione artistica in legno, accattivante tanto quanto l’aquila dalle ali spiegate e riproduzioni di strumenti musicali antichi, specificatamente lituus e corni delle alpi che si possono ammirare lungo i saliscendi del sentiero che conduce alla malga Utia Vaciara sino al rifugio Utia de Goma.
Di lì, in mezz’ora giungiamo al rifugio Munt de la Fornela, da dove, chiuso l’anello attorno al Sass Putia, raggiungiamo in pochi minuti il rifugio Utia de Borz al Passo Erbe, punto di partenza della nostra escursione.
Stanchi ma appagati dal suggestivo itinerario e dai verdeggianti prati e i fienili – che qui hanno ormai perso l’originaria funzione per divenire in buona parte punti di ristoro (ricorda la conca di Fuciade ove si trova l’omonimo rifugio), durante il viaggio di ritorno veniamo “rifocillati” da Minisa e Marinella con caramelle e un assaggio di acquavite, molto apprezzato dagli uomini della compagnia.
Sara Arese
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