escursione in val martello 2014
Escursione in val martello- Rifugi Corsi e Martello
Domenica 24 agosto – Diario del gruppo dei “tranquilli”
Siamo partiti da Riva con il pullman pieno per Merano, val Venosta; al paese di Laces imbocchiamo la val Martello, laterale della vallata principale. Fin dall’inizio si vedono frutteti di mele, ciliegie, albicocche (ancora piene di frutti maturi) e coltivazioni di fragole, lamponi e ortaggi. La strada con molte curve e numerosi tornanti (in pochi chilometri ne sono segnalati 18) ci porta rapidamente ad una diga con un grande invaso dalle acque azzurre e poi ai 2060 metri del rifugio Genziana. Da qui inizia la salita del gruppo più “tranquillo”(gli altri partono a razzo verso il rifugio Martello senza fare soste intermedie); il sentiero si snoda attraverso un bosco ricchissimo di funghi: numerosi esemplari di suillus grevillei, qualche russula, clitocybi e collybie, ma essendo in provincia di Bolzano, non c’è possibilità di raccolta senza permesso.
Dopo un’ora circa raggiungiamo il Rifugio Corsi ( metri 2265; costruito nel 1882 dal Club Alpino di Dresda e ceduto poi al CAI di Milano che l’ha intitolato a Nino Corsi, sciatore e alpinista ) con vicino una caratteristica chiesetta ed un bel panorama sulla valle. Dopo aver preso qualcosa al bar del rifugio, si parte per la salita alla diga: il primo tratto è un po’ sconnesso e scivoloso, poi diversi gradini ci portano in quota e un sentiero pianeggiante alla diga di sassi.
Costruita nel 1893 con la tecnica del muro a secco e utilizzando i massi lasciati dal ritiro dei ghiacciai, serviva per dare sicurezza alle popolazioni della valle bloccando eventuali alluvioni. Qui la valle è molto aperta e ci regala la magnifica vista delle vette innevate del ghiacciaio del Cevedale. Ci fermiamo per circa un’ora per consumare il nostro pranzo al sacco e quindi ritorniamo all’inizio della diga, seguendo un percorso circolare in mezzo ai prati: Ilda scorge nell’erba alcune piccole macchie rossastre: sono alcuni esemplari di hygrocybe punicea, che ci sembra strano ritrovare a 2400 metri. Marinella individua un raro Epilobium fleischeri, unico epilobio che vive a queste quote.
Ritorniamo al rifugio Corsi e dopo una fetta di strudel “ particolare”, riscendiamo al parcheggio attraverso lo stesso percorso dell’andata. Qui ritroviamo l’altro gruppo che ci racconta il percorso fatto (che troverete nell’altro articolo) e, tutti presenti, ripartiamo. Una breve sosta per acquistare lamponi, fragole e ribes (veramente molto buoni) e poi ci affidiamo al nostro fido autista Marco per il ritorno a casa.
Orazio
Escursione in val Martello – Rifugi N. Corsi e Martello.
Domenica 24 agosto 2014 – Diario del gruppo dei “veloci”
Giunti al rifugio Martello (m. 2610) in poco meno di 2 ore dalla partenza ci troviamo al cospetto di un grande edificio realizzato in parte in pietra in parte in legno dalla cui terrazza è possibile ammirare un stupendo panorama che spazia dall’ampio bacino dei ghiacciai della Forcola e del Cevedale, delimitato dalla cresta rocciosa che sale fino al Zufall, sino al bacino della Vedretta Lunga.
Qualche cenno storico: costruito nel 1981, di proprietà dell’Alpenverein Suedtirol (AVS) è base ideale per escursioni alpinistiche ad importanti cime: Cevedale, Punta Venezia, Cima Marmotta, Cima Serana, Cima Beltovo di Dentro.
Grande affluenza d’escursionisti nelle salette interne dove troviamo posto per rifocillarci condividendo il tavolo con altri commensali. I tempi sono stretti e ben presto siamo costretti a riprendere a malincuore il cammino. A questo punto l’itinerario previsto dagli organizzatori per il rientro viene variato su iniziativa del ristretto gruppetto che ha raggiunto il rifugio Martello.
Anziché effettuare lo stesso percorso intrapreso per la salita, imbocchiamo il sentiero n. 37 che in ripida quanto breve salita ci porta a m. 2650 dove si trova la 7a delle 9 tappe di cui si compone il sentiero glaciologico della val Martello, un anello lungo 10 km (4/5 ore l’intera percorrenza), con un dislivello di quasi 600 m, corredato da 9 punti di sosta da cui si effettuano le osservazioni.
D’ora innanzi il percorso si articolerà in tratti di sentieri di varia provenienza che consentiranno di accostarci solo ad alcune delle tappe del sentiero glaciologico.
Guadagnato il terrazzo sommitale, in mezzo alle morene lasciate dai ghiacciai nel loro continuo movimento, proseguiamo il cammino scendendo. La discesa ci porta ad ammirare il fronte glaciale della Vedretta Alta, di straordinaria e selvaggia bellezza. Superiamo poi una piccola ma caratteristica pozza d’acqua, indi un salto di roccia di quasi 200 m. di dislivello sino ad un punto di sosta da cui si notano una serie di terrazzi, corrispondenti alle diverse fasi erosive e cordoni morenici formatisi dai circhi delle Vedrette Alta e Ultima.
La clemenza del tempo che ci ha concesso una rara domenica di sole, ci consente di soffermarci ad ammirare un variegato panorama. Sono le 14:30, il sole fa capolino da una furtiva nuvoletta in transito, quando decidiamo di sostare mezz’ora presso un terrazzamento dove giochi di luce ed acqua catturano l’attenzione dei presenti. Sulla sinistra una nutrita cascata d’acqua cristallina scende nebulizzando in parte, creando un’affascinante atmosfera. Di fronte a noi il ghiacciaio del Cevedale, mentre a destra s’intravede la cima del Gran Zebrù interamente ricoperta d’un candido manto nevoso.
Proseguiamo per il sentiero n. 40 perdendo gradualmente quota, senza particolari difficoltà. Ad un bivio imbocchiamo il sentiero n. 31-37 sino al ex Hotel Paradiso, il cui confine territoriale lambiamo da lontano. Costruito nel 1933-35 divenne, durante la 2a Guerra Mondiale, sede del Comando Militare tedesco; fu poi acquistato e ristrutturato da un privato nel 1952, che lo fece dipingere di rosso. Per breve tratto di strada forestale raggiungiamo il rif. Genziana (m. 2060) dove ci attende il bus.
Personalmente, ritengo questa gita come una delle più affascinanti e appaganti sotto il profilo paesaggistico effettuate nel corso di quest’anno, perché porta l’escursionista in una rinomata valle dalla tipica flora alpina, tra prati e boschi di conifere, al cospetto di prestigiose montagne e ghiacciai perenni, con un doveroso “tuffo” nella storia ed evoluzione delle montagne dall’ultima glaciazione sino ai giorni nostri.
Ancora un immancabile grazie agli organizzatori.
Silvio Cis
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