Latemar Torre di Pisa 2013
LATEMAR – TORRE DI PISA-
14 luglio 2013
In una splendida giornata estiva, che già di buon ora si presentava tersa e soleggiata, siamo partiti numerosi da Riva per una delle più belle gite previste nel nostro ambizioso calendario 2013.Il viaggio in pullman ha permesso a molti di noi di conoscersi e condividere chiacchiere in libertà , oltre a rinsaldare amicizie di chi si vede con meno frequenza. Alla prima fermata del bus in prossimità della Val di Fiemme, tutti ben disposti per la sosta bar, siamo scesi per sorseggiare ai tavoli caffè e brioche in un rinomato hotel del posto, attiguo alla S.Statale, il “Tenz”. Risaliti ai nostri posti, con occhi ammirati abbiamo proseguito il viaggio che via, via si faceva più interessante. Passato il paese di Cavalese e Tesero, è iniziata la salita per Pampeago, che si trova a m.1750, attraversando dapprima la bassa val di Stava che ricordiamo essere stata nel lontano 19 luglio 1985 protagonista di un immane tragedia dovuta ad una spaventosa alluvione di acqua e fango; oltre 230 mila metri cubi di materiale in seguito al cedimento del argine superiore delle due dighe di Prestavel si sono abbattuti su di un percorso di circa 4,2 km, travolgendo alla velocità di circa 90 km /orari tutto quanto si trovava di sotto: case, alberghi, alberi, ponti e altro causando alla fine la morte conclamata di 268 persone.Arrivati quindi al nostro punto prefissato per la partenza gita, ci siamo incamminati con zaino in spalla e biglietto in mano sulla seggiovia Latemar che dopo pochi minuti ci ha scaricati nella conca pratosa in prossimità di baita Pampeago, malga Ganischger e in vicinanze di Passo Feudo.Di qui, organizzati in due diversi gruppi, ci siamo divisi, il gruppo uno dei tosti era preparato per la salita al rifugio, mentre il gruppo due ha seguito la nostra esperta Marinella in un percorso meno impegnativo ma egualmente lungo girando in quota su sentieri di notevole impatto geologico e naturalistico.Personalmente ho fatto la salita con le persone di maggior piglio, camminando a fianco di amici e conoscenti, conversando con loro di monti e viaggi, non disdegnando di sovente di staccarmi per riprendere interessanti scorci panoramici e fiori.Il sentiero 516 dapprima largo e comodo si è fatto poi via, via sempre più tortuoso e ripido. Lo sforzo fisico e l’impegno, hanno fatto comunque si che per l’ora di pranzo molti di noi potessero aprire gli zaini all’esterno del piccolo rifugio “Torre di Pisa “sul monte Cavignon” contendendosi i pochi tavolini rimasti liberi.L’appellativo dato al rifugio deriva dal fatto che in linea d’aria a circa 300 metri, nella forcella dei Camosci ed a lato di cima Valsorda, esiste un pinnacolo di roccia obliqua e maestosa che ricorda la ben nota Torre pisana.Il panorama di quel luogo incantato dava la possibilità di spaziare a 360°. Nonostante la leggera foschia pomeridiana, abbiamo ammirato in distanza i molti gruppi montuosi delle Dolomiti, Sciliar, Catinaccio, Sella, Pordoi e Marmolada; inoltre da uno speciale balcone della cima di Valsorda si volgeva lo sguardo, per i pochi che lo hanno raggiunto, sul sottostante lago di Carezza, sul passo di Costalunga, e i paesini della provincia di Bolzano.Il ritorno previsto a ritroso sullo stesso percorso ha messo alla prova la tenuta alla fatica delle nostre gambe che in una sola giornata hanno superato sia in salita che in discesa un dislivello di oltre 700 metri. Al calar del Sole fra le cime ci siamo comunque ritrovati tutti al pullman con grande soddisfazione di ognuno, per le notevoli emozioni provate in quota, oltre che per la verdeggiante vegetazione dei pascoli attraversati che mostrava sovente grossi ceppi di varie tipologie di fiori alpini; genziane, sassifraghe, primule, raponzoli, piccole Stelle alpine ed altre forme di germogli a foglie grasse e a squame.
Vi ricordo tutti e Vi saluto.
EDOARDO NICOLINI
Sono trascorsi alcuni giorni dall’escursione a Pampeago “ Latemar ma ho ancora negli occhi quel magnifico panorama: prati colmi di fiori primaverili (la pioggia copiosa per tanti giorni ha allungato il periodo di fioritura), pascoli, colline come giardini, rossi di rododendri, festa di colori come i giardini del Palazzo del Re delle fiabe. Dopo quattro anni, ad Auronzo nel Cadore in agosto è¨ stato celebrato il riconoscimento Unesco delle Dolomiti come patrimonio mondiale dell’Umanità .
E’ commovente guardare quelle rocce dalle mille sfumature che raccontano la storia della nostra terra,pensare che là una volta c’era il mare, che fra le pieghe del terreno sgorgava il magma e ancora ammirare fiori, conosciuti e sconosciuti dai colori così intensi. E per la prima volta vedere tante genziane puntate insieme come fossero margherite in un prato di pianura. Vanda, meravigliosa conoscitrice di fiori, ci ha fatto apprezzare ogni piccola o grande corolla mentre Marinella ci mostrava le bacheche che illustravano le storia delle rocce del percorso.
E per finire¦ mentre scendevamo verso Pampeago, calpestando il pascolo perchè più morbido e agevole, dietro di noi i campanacci delle mucche ci avvertivano della loro avanzata: in un baleno erano alle nostre spalle, correvano zigzagando, saltellavano come caprioli, sgambettavano come ballerine fino a valle anche quelle con le grandi mammelle piene di latte. Avevamo invaso il loro territorio! Ci siamo spaventate, erano tutt’altro che mansuete. Che avessero forse mangiato qualche erba che dava loro ebbrezza?
Giornata stupenda.
INES TENIN
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