Dal Passo Pian delle Fugazze (mt. 1162) al Rifugio Campogrosso (mt.1448)
Diario e riflessioni di una gita
Dopo aver fatto una quarantina di chilometri (di cui la seconda metà con moltissime curve, tanto che ho avuto un inizio di mal d’auto, cosa che non mi succede mai quando guido!), ho posteggiato l’auto nel punto previsto per l’appuntamento (piazzale del passo) e, poiché sono arrivato in anticipo, mi sono dedicato ad una lettura veloce di un quotidiano, in attesa dell’arrivo degli altri componenti del gruppo “capitanato da Orazio”.
All’ora prevista, poco dopo aver imboccato la carrareccia che portava al rifugio Campogrosso, abbiamo attraversato un meraviglioso faggeto. Tutti contenti e felici di questo verde fresco e primaverile.
Nell’inoltrarci sempre sulla stessa carrareccia, dopo una mezz’ora, abbiamo incominciato a scorgere uno strato di neve (spesso una ventina di centimetri) per una lunghezza che variava in considerazione dell’andamento soleggiato o meno della strada forestale.
Durante la camminata tranquilla (non come quando si va con la SAT!), veniva, di tanto in tanto, richiamato Nicola con qualche battuta ironica e scherzosa, sulla mancata assunta informazione dell’esistenza della neve lungo il percorso.
Giunti in prossimità del passo Campogrosso abbiamo rilevato la mancanza della neve (perché sgombrata) sulla strada antistante il rifugio omonimo e verso il vicentino.
Peccato che all’arrivo al rifugio non abbiamo potuto ammirare il panorama delle montagne attorno per la nebbia persistente, anche se in movimento. Abbiamo fatto uno spuntino (prevalentemente al sacco) e, in quest’ occasione, Orazio mi ha chiesto di stendere un pensiero sulla giornata di oggi (dandomi 3 settimane di tempo). La neve esistente ha sconsigliato di fare il giro completo del “Sengio Alto”, perciò si decide di rientrare per lo stesso tragitto dell’andata. Il ritorno è stato caratterizzato (nella parte finale) dalla ricerca di asparagi selvatici che ha attirato l’attenzione di alcuni componenti del gruppo. Ritornati alle auto, dopo esserci un po’ rifocillati e calzate pedule più comode, ci siamo recati (in auto) all’Ossario del Pasubio, poco distante, per rendere omaggio alle vittime della 1° guerra mondiale.
La visita è stata disturbata da una musica assordante (di discoteca?) che proveniva da un locale poco distante. Diverse persone hanno espresso il
loro disappunto per questa mancanza di rispetto all’Ossario. Nel tragitto di ritorno ci siamo fermati a Matassone (a pochi chilometri da Rovereto) per visitare un campo trincerato dove, insieme ad un gruppetto di persone abbiamo percorso una parte dei camminamenti e delle postazioni, da un punto panoramico di straordinaria suggestione dove, tra il 1915 e 1918 i soldati austroungarici ed italiani si scontrarono in una lotta sanguinosa e senza quartiere. L’atmosfera (intesa come rapporti tra persone) della gita è stata molto rilassante e tranquilla e, dal momento che, nel passato, ho partecipato ad altre escursioni del gruppo micologico, confermo di condividere la formula delle stesse, perciò formulo Un augurio per tutto il gruppo perché possa continuare su questa strada.
Giorgio Italiano
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