DA CASTEL BESENO AI FORTI DI LAVARONE
Domenica, 4 maggio 2008
Arrivati col pullman a Besenello, ai piedi di quella nave di pietra che è Castel Beseno, passato baluardo dominante su tutta la Val Lagarina, gli abituali camminatori hanno intrapreso la salita che porta al maniero, gli altri hanno approfittato del bus-navetta per giungere all’entrata di quel gigante della storia.
Ci siamo subito immersi nell’atmosfera guerresca di un tempo, dato che alcuni gruppi in costume cinquecentesco, si esibivano in tornei nei diversi spazi di quest’area estesa, interrotta ogni tanto da cunicoli nascosti e da corridoi presidiati da arcieri.
Abbiamo ascoltato la storia della battaglia di Calliano tra Altoatesini e Veneziani, con la sconfitta di quest’ultimi, rappresentata da un plastico nell’area museale: in quest’ultima c’è la copia del sarcofago di Roberto di Sanseverino( le cui spoglie sono conservate nel duomo di Trento) ,fautore della disfatta, rappresentato con la spada capovolta in segno di resa. Con la guida di Minisa, abbiamo visitato la struttura, il palazzo comitale, il museo in esso ospitato e i bastioni.

Siamo poi partiti alla volta dell’altopiano di Lavarone dove avevamo previsto un pic-nic sulle rive dell’omonimo lago: il sole ha reso la cornice ancora più gradevole. Bello era ammirare questo specchio d’acqua montano e chiudere ogni tanto gli occhi per immergersi nelle leggende di un tempo.
Il terzo impegno era la visita del Forte Belvedere-Gschwent di Lavarone. Raggiungibile con un breve cammino tra il verde e il silenzio, esso appare in tutta la sua maestosità a strapiombo sulla Val d’Astico. Un emozionante esempio di ingegneria militare, un’aula didattica in cemento e acciaio. Nella realtà della potenza di questo sistema difensivo, pareva fosse contenuto il motto: “per Trento basto io!”

Ma lasciando da parte questa scena di passati conflitti, che hanno da sempre invaso la vita dell’uomo, si resta coinvolti nella bellezza della natura anche se, questa volta, i funghi non ci hanno fatto esclamare: “oh, eccolo!”. Troppo presto, come si dice laggiù: “ha da venì”. Nel ritorno, toccati da quanto abbiamo visto visitando questo baluardo della guerra, ci siamo scambiati i ricordi di quegli anni.
Moli e Marinella
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