Canazei-Ciampac
Diario e considerazioni sulla gita al Ciampac di domenica 3 luglio 2011
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Inizierei a descrivere le mie impressioni di domenica 3 luglio all’insegna del detto:
“Non tutti i mali vengono per nuocereâ€!
Il giorno prima avevo fatto presente a Marinella di un certo dolorino a un
ginocchio, tanto da farmi decidere per il ritiro dalla partecipazione all’escursione
per il rifugio Contrin. Marinella però aveva “un asso nella manica†che ha tirato
fuori con immediatezza, cioè l’alternativa di fare un’altra gita, sempre da Alba di
Canazei, con altre persone che avevano qualche problema di resistenza di durata.
Infatti, assieme ad altre sei compagne di viaggio (Marinella, Graziella …) e al
nipote di Marinella, Luca, abbiamo preso la funivia per il Ciampac. Dopo pochi
minuti di tragitto funiviario siamo arrivati in un posto splendido, la Conca prativa
del Ciampac, che è anche una valletta nivale.
(* vedi nota a fine articolo)Â
Dopo essermi guardato attorno con insistenza, dalla “Crepa Neigra†(di roccia
molto scura, quasi lavica) a sud-ovest, (che in quel momento ho associato, per la
sua forma, alla Red Rock dell’Idaho), all’imponente mole del Colac a est.
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La Conca in questione si presenta come una prateria con dolci declivi, dalla
quale, come balcone naturale vieni preso, con una certa insistenza da una voglia
matta di fare foto “in 3D†dei noti massicci dolomitici del Sassolungo, del Sella e
del Pordoi con lo sfondo del Piz Boè dove sono stato, più volte, e con molto
piacere.Â
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Le altre compagne di escursione si sono dirette verso l’Orto Botanico che
contiene grandi varietà di piante e fiori anche rare. La zona del Ciampac è
considerata, fra l’altro, molto importante dal punto di vista geologico e sembra che
sia frequentata da parecchi studiosi che si occupano di geologia e di ricerca
minerali.Â
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Visto il tempo che avevo a disposizione, ho deciso all’istante di avviarmi verso la
Sella Brunech a m. 2415, che ho raggiunto in un’oretta.Â
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Anche là ho potuto ammirare un altro spettacolo incomparabile di altre montagne,
fra le quali la famosa val Jumela (che qualche anno fa fu oggetto di un’aspra
polemica tra i naturalisti e gli imprenditori impiantisti locali) e il gruppo del
Catinaccio d’Antermoia.
Inutile dire che quando mi trovo in un ambiente “da favola†come questo, la
macchina fotografica si “scalda†per l’eccessivo uso!
Al ritorno alla base della Conca, ho approfittato, nell’attesa di altre compagne,
per fare varie foto al piccolo Luca che aveva preso confidenza con i fiori ed inoltre si stava
divertendo molto con un amichetto occasionale nel saltare sopra quelle strutture gonfiabili apposite
per far giocare i bambini.Â
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Un certo freschino giunto in quel momento ha fatto venire un certo languorino da
invogliarmi ad entrare nel maso “Tobià del Giagher†dove ho mangiato, insieme a
Marinella, Luca , Graziella una pasta e fagioli veramente eccellente.Â
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La breve escursione alla Sella Brunech ha avuto il merito di farmi passare il
dolorino al ginocchio, perciò: “non tutti i mali vengono per nuocereâ€!
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(*) La valletta nivale
 È un ambiente dell’orizzonte alto-alpino che si estende fino al limite inferiore delle nevi
perenni. È un avvallamento del terreno in cui la neve permane per oltre nove mesi l’anno, e
dopo il disgelo, il suolo resta impregnato di umidità .
La flora che caratterizza la valletta nivale è composta da specie nane che riescono così a
sfruttare al meglio le risorse disponibili. Sono piante in grado di svolgere il loro ciclo
vegetativo in un periodo molto breve, anche in soli due mesi, producendo le gemme fiorali giÃ
alla fine dell’estate, in modo da essere pronte a fiorire al primo disgelo della stagione
seguente; possono anche moltiplicarsi vegetativamente grazie a rizomi e stoloni
Tipico è il Salice erbaceo (Salix herbacea), un vero e proprio albero in miniatura che, alto
pochi centimetri e con portamento strisciante, ricopre la valletta nivale formando un fitto
tappeto;ad esso sono associate altre specie quali la Ventaglina a cinque foglie (Alchemilla
pentaphyllea) e la Canapicchia glaciale (Gnaphalium supinum) dalle foglie ricoperte da
una fitta peluria che dà loro un riflesso argentato.
                                                                                                       Giorgio Italiano
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